Aquafil vola a 549 milioni, utile record di 25.
Press – l’Adige. Agli azionisti della quotata dividendi per 12 milioni. Riciclo, via alla produzione in Arizona.
Volano i ricavi e gli utili di Aquafil, l’azienda di Arco quotata in Borsa dallo scorso dicembre che occupa più di 2.700 dipendenti in 15 impianti in Italia e nel mondo. Il bilancio 2017, approvato ieri dal cda, registra ricavi consolidati per 549,3 milioni di euro, in aumento del 14% rispetto all’esercizio precedente quando si erano attestati a 482 milioni. L’utile netto fa un balzo del 25,3% da 20,1 a 25,2 milioni. Il cda propone all’assemblea del 27 aprile un dividendo di 0,24 euro per azione che in totale, per tutti i 51 milioni di titoli azionari, prevede di distribuire agli azionisti oltre 12 milioni. Lo stacco cedola è fissato per il 7 maggio, l’8 e il 9 sono le date del pagamento. «Siamo particolarmente fieri di aver concluso un anno così importante con ottimi risultati, da società neo quotata sul segmento Star di Borsa Italiana – afferma Giulio Bonazzi, presidente e amministratore delegato di Aquafil L’obiettivo che ci siamo posti è la creazione di valore per i nostri azionisti in modo sostenibile, anche tramite l’implementazione di progetti come Econyl Regeneration System. Questo sistema industriale è uno dei più efficienti al mondo per la completa rigenerazione delle materie prime e ci consente non soltanto di rigenerare rifiuti che altrimenti finirebbero in discarica o negli oceani, ma anche un reale e consistente risparmio di risorse fossili naturali». L’aumento dei ricavi si registra sia nelle linee di produzione di nylon per tappeti (Bcf, bulk continuous filament, 69,5% del fatturato totale) e per abbigliamento (Ntf, 17,2% del totale), che sono cresciute del 6% soprattutto in Asia e negli Stati Uniti, sia nella linea polimeri che ha più che raddoppiato il fatturato passando dal 7 al 13% del totale. I ricavi del nylon «verde» Econyl sono saliti al 37% del fatturato delle fibre. Nei giorni scorsi ha avviato la produzione il nuovo impianto di riciclo di Phoenix in Arizona (Usa). I costi delle materie prime sono cresciuti del 20% a 289,2 milioni, anche per l’aumento dei prezzi della materia prima principale del gruppo, il caprolattame, che è correlata al prezzo del petrolio. Le vendite in Italia sono il 21,4% del totale, nel resto d’Europa, Medio Oriente e Africa il 50,8%, in Nord America il 16,5%, in Asia/Oceania l’I 1,1%. Il margine lordo (Ebitda) è salito da 65,1 a 72,6 milioni (+11,5%). L’indebitamento netto (posizione finanziaria netta) è calato da 118 a 112,1 milioni. F. Ter.
Foto: Il presidente di Aquafil Giulio Bonazzi