Disciplina cinese per la trentina Aquafil che non si è mai fermata
15 maggio 2020
di Barbara Ganz – IL SOLE 24 ORE
L’azienda ha tarato le contromisure forte dell’esperienza fatta a Jiaxing
C’è lo schema per l’utilizzo della mensa (una sola persona per tavolo, gli altri posti dovranno rimanere liberi. Tutto il personale deve essere girato dalla stessa parte. I tavoli singoli ai lati del locale non saranno utilizzabili), i cartelli con le informazioni generali (indossare la mascherina, mantenere la distanza) e quelle più specifiche mirate ai lavoratori (evitare di condividere la macchina, seguire i percorsi indicati). All’entrata della fabbrica viene misurata la febbre: se dovesse essere superiore a 37,5 C non si può entrare e ogni timbratura di ingresso vale come conferma quotidiana della dichiarazione di non sussistenza dei sintomi da infezione respiratoria per se stessi e i conviventi.
La trentina Aquafil – azienda trentina da più di 50 anni specializzata nella produzione di fibre sintetiche – ha tarato le proprie contromisure all’emergenza pandemia forte dell’esperienza fatta a gennaio, nella sede cinese di Jiaxing, 120 chilometri a sud ovest di Shanghai. «Quel sito serve il mercato asiatico, ma anche Australia e Nuova Zelanda: per questo ci siamo trovato in una situazione particolare, con la produzione in corso anche nei giorni in cui molte aziende erano ferme per il capodanno cinese – spiega il presidente Giulio Bonazzi – Abbiamo subito preso le misure necessarie, mascherine e distanziamento: teniamo conto che in quel Paese c’è una cultura favorevole a questo genere di protezioni, anche chi ha un semplice raffreddore si copre per non diffonderlo».
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